Tutto, cioè non proprio tutto, ma solo la mia esperienza di musicista, cominciò col Commodore Amiga 500 (espanso con 1Mb di RAM), in circa terza liceo.
Una macchina meravigliosa che aveva un processore sonoro a 16 bit a due canali. Tutta un’altra cosa rispetto al vecchio Commodore 64. A quell’epoca i miei compagni di avventura nei Sun’s Sons Lorenzo e Marco avevano il pallino della musica “fatta al computer” (a quei tempi si diceva così…) e si procurarono un software di quelli che usavano allora, che permettavano di realizzare pezzi musicali ciclici basati su campionamenti. Quei software venivano chiamati “tracker a colonne verticali” e le canzoni che venivano prodotte con quei programmi venivano chiamati “moduli”.
Il programma in questione era il mitico Oktalyzer, 8 colonne verticali per un totale di 8 tracce di pura potenza.
Ok, nella foto si vedono solo sei canali, ma se ne potevano usare davvero otto.Giuro! In ogni caso iniziai a giocare con questo programma con un sacco di impegno, ci misi un sacco di tempo e alla fine ottenni…dei risultati inascoltabili. Che, pieno di me, raccolsi in ben tre cassettine registrate, ottenute collegando l’ Amiga a un mixer residuato di una radio libera degli anni ottanta prestato da un altro amico. La prima cassettina (intitolata “Musica fatta a macchina”, che sa tanto di titolo di Gianni Rodari) era davvero orribile anche nella cover, stampata con una vecchia macchina da scrivere. Le altre due cassette,appena più decenti (che si intitolavano “High & Low” Vol.1 e 2) avevano delle cover fatte a mano, con Tratto Pen su carta a quadretti. Brrrrrr….
Dopio quell’esperienza capii che i casi erano due: o cercavo di imparare a suonare uno strumento vero (azz..) oppure (scelta più comoda per un pigro) continuavo a cantare come nei Sun’s Sons, però cercando anche di comporre dei testi e delle melodie suonate “con la bocca”. Sì, proprio come facevano a Pane Burro e Rock ‘n Roll su Rock FM!
Scrissi un testo su un amore non corrisposto (ah…l’amour!) dal sapore parecchio liceale (pure troppo). Si chiamava “Venerdì Notte”, e forze non era neanche male vista l’età in cui lo scrissi. Mi venne anche in mente una buona melodia “sanremese”, ma non sapendo suonare coinvolsi l’amico chitarrista Tommaso, che mi aiutò nella “scoperta” degli accordi.
Oh, non ci crederete…ma ancora oggi gli amici di allora, quando parliamo della mia musica… si ricordano sempre e solo di quel pezzo lì!
Iniziai a scrivere qualche testo piuttosto ingenuotto per i Sun’s Sons (ormai divenuti “Buckshots ‘n’ Gillyflowers), come per esempio “Il Boia senza Testa” (ricordo che parlava dell’intolleranza religiosa e aveva un verso che faceva così: “E non c’è più scampo/ E’ il boia senza testa/ non se ne accorge ma ci calpesta”) che poi fu bocciata dal gruppo. Non senza una certa dose di ragione, lo ammetto. Non che il nuovo testo “liceale” alternativo proposto dal gruppo fosse comunque migliore (“Ricordi quei mattini d’inverno/ per strada a manifestare/ magari senza un motivo / o per la voglia di gridare…”).
Comunque di lì a poco, stanco di non saper suonare nessuno strumento, uscii dai Sun’s Sons, iniziai a usare la batteria elettronica DD12 e provai a programmarla per far venire fuori qualche riff jazz. Il risultato fu “More the jazz!”, un brano piuttosto semplice basato su tre note in croce di glockenspiel …che ebbi il coraggio di mettere quaklche anno dopo nel mio primo demotape “ufficiale”, intitolato “La Strada..”.
Da allora comunque non si può più parlare più di archeologia, ma solo di “modernariato” sonoro!
In ogni caso…se volete ascoltare qualcosina di allora, andate pure nella pagina di Download (a vostro rischio e pericolo). Ma fatelo a piccole dosi, mi raccomando.